I paesi che possono vantarsi di vedere il proprio nome intimamente legato al mondo della gioielleria difficilmente si contano sulle dita d’una mano. L’Italia è una di queste. Con una ricca storia che risale all’antichità, uno stile che è allo stesso tempo identificabile e molto portabile, i suoi gioielli, perfettamente contemporanei, abbagliano e seducono, e le donne di tutto il mondo se ne innamorano grazie ai loro colori raffinati e alla loro sensualità. Non mancano in Italia ovviamente le scuole dedicate all’oreficeria, dove la tradizione si accompagna all’innovazione e un corso di design del gioiello è la soluzione per ottenere tutte le conoscenze tecniche che consentiranno la progettazione completa del gioiello e di proseguire la tradizione del nostro made in Italy.
Anche i colossi francesi del lusso hanno aggiunto alla propria gamma di marchi due grandi case italiane: Bulgari (LVMH) nel 2011 e Pomellato (Kering) nel 2013. In gioielleria come nella moda si parla sempre di stile italiano, ma nessuno sa come definirlo con precisione, per via delle tantissime influenze artistiche che si sono succedute in Italia nel corso dei secoli. La storia della gioielleria italiana si fa risalire al periodo degli Etruschi e oggi è rinomata e apprezzata in tutto il mondo.
Il contributo degli Etruschi alla gioielleria italiana
L’inizio della gioielleria italiana può essere fatto risalire al 700 a.C. per merito della cultura etrusca, che si era insidiata nell’Italia centrale prima dell’avvento dell’impero romano.
Fulcro della produzione etrusca erano soprattutto gioielli in oro, un materiale seducente per bellezza e malleabilità, cui erano anche attribuite proprietà ultraterrene. Sebbene già gli egizi utilizzassero l’oro in modo massiccio nelle loro produzioni, gli Etruschi si rifanno allo stile greco, molto più raffinato e delicato.
L’area della Tuscia, dove i gioiellieri misero a punto processi come la lega dei metalli, l’incisione e l’incastonatura della pietra, attirò orafi dalle aree orientali come la Grecia e la Turchia contemporanea. Gli Etruschi svilupparono il processo di granulazione per realizzare splendidi gioielli in oro fine, portando la produzione orafa al suo apice.
Saranno poi i Romani a perfezionare le procedure sviluppate dagli Etruschi. Indossare l’oro divenne presto un segno di ricchezza, status sociale ed eleganza. I gioiellieri di quest’epoca furono i primi a mescolare tradizioni diverse e a sperimentare gettando le basi per la produzione di gioielli moderna.
Il gioiello italiano nel Medioevo
Con la caduta dell’Impero Romano, la produzione orafa non si arrestò, ma conobbe un rallentamento. La scoperta di nuovi giacimenti minerari aumentò la fornitura di oro e metalli preziosi, utilizzati in particolar modo dalla Chiesa Cattolica.
Infatti in questi secoli, gioielli e articoli d’oro artigianali si trovavano principalmente nei tesori delle cattedrali o nelle corti imperiali. L’uomo del Medioevo indossava pochissimi gioielli, quasi nulla in oro, e soprattutto pezzi che riflettevano le sue credenze religiose. Erano dunque soprattutto le officine monastiche a realizzare oggetti in metallo per l’uso quotidiano. Ciò non ostacolò la nascita, nel 1100, della prima corporazione dei mestieri degli orafi. Per tutto il tardo medioevo la gioielleria italiana rimase la più ricercata del settore, vantando le migliori botteghe secolari orafe in importanti città come Vicenza e Firenze.
L’evoluzione del gioiello nel Rinascimento
Il Rinascimento portò alla riscoperta dello stile classico reso immortale dai Romani, che fece aumentare ancora una volta la domanda di gioielli in oro. L’arte orafa in Toscana esplose in performance ed espressione, grazie alla ricchezza che iniziò ad espandersi fino alla borghesia italiana.
Il livello di perizia tecnica nell’oreficeria era altissimo, tanto che molti rinomati artisti come Donatello, Brunelleschi e Botticelli, seguirono una formazione orafa per fare il massimo realismo ai gioielli rappresentati nelle loro opere.
A differenza del Medioevo, il gioiello divenne un accessorio di largo consumo e, presso i nobili, c’era una vera e propria competizione silenziosa a chi sfoggiava l’ornamento più ricco e prezioso. In questo periodo si fa un grande uso di coloratissime pietre preziose, che apportano vivacità e unicità a qualsiasi tipo di metallo (non soltanto l’oro). Nel periodo barocco i gioielli si concentrano su un design decisamente più delicato e studiato.
Il gioiello italiano nell’epoca moderna
A partire dal Settecento il design del gioiello italiano inizia ad affermarsi a livello internazionale. Lo stile classico dell’oro italiano sembra non conoscere alcuna crisi e continua ad essere innovato grazie a nuove tecniche e nuovi materiali: spille, braccialetti d’oro, delicati orecchini d’oro, anelli e catene d’oro diventano rappresentativi del Made in Italy.
Un crescendo di notorietà che vede il suo apice nel XX secolo, con la nascita di oltre 10.000 aziende nell’industria della gioielleria. Una sorta di secondo Rinascimento per quanto riguarda la produzione di gioielli, che richiede oltre 1.500 tonnellate di argento ogni anno.